Il Sole 24 Ore - Gianni Trovati

«Verifiche più efficaci. L'impresa non è una nemica»

4 luglio 2024

La riforma punta ad avviare un cambio di indirizzo profondo nelle attività di controllo, e nasce dalla volontà di garantire più efficacia alla tutela degli interessi pubblici cercando però di coniugare la necessità di verifiche efficaci con le esigenze di continuità delle attività economiche, che vanno liberate da una serie di obblighi sproporzionati ed eccessivi. Cambia la logica, che da sanzionatoria vuole diventare preventiva e collaborativa». 

Paolo Zangrillo da quasi due anni è ministro per la Pubblica amministrazione, ma conosce bene il mondo delle imprese dove ha maturato tutto il suo ricco curriculum dirigenziale prima di arrivare a Palazzo Vidoni. Per questa ragione ha due convinzioni: che l'impresa non può essere il "nemico" della Pa, e che i termini di "efficacia" e "razionalizzazione" debbano entrare a pieno titolo anche nel vocabolario della Pubblica amministrazione italiana. Con queste premesse, non gli è stato difficile raccogliere e rilanciare il dossier avviato con la legge concorrenza della scorsa legislatura per portare al traguardo della Gazzetta Ufficiale una riforma sviluppata passo dopo passo in collaborazione con imprese e categorie.

Con quali ambizioni?

La ratio è molto precisa: bisogna passare dalla logica della sanzione a quella della collaborazione per fare in modo che i rapporti fra controllori e imprese siano ispirati a fiducia reciproca, perché la tutela dell'interesse pubblico non può tradursi per definizione in un intralcio all'attività d'impresa. La direzione del resto è quella indicata dallo stesso Pnrr, che proprio su questo tema richiama la necessità di intervenire sui controlli pubblici delle attività private perché nel tempo l'affastellarsi e il complicarsi progressivo di norme e regolamenti spesso scoordinati tra loro ha complicato il quadro al punto tale che i controlli, da antidoto alla corruzione, si sono trasformati in occasione di corruzione. Per questa ragione è indispensabile eliminare le ridondanze ed evitare interferenze inutili tra le verifiche e la vita operativa delle aziende.

Ma è sufficiente un decreto legislativo a fare tutto questo?

Il provvedimento che abbiamo approvato oggi avvia un percorso, offrendo uno standard minimo di regole a cui si dovranno ispirare le attività dei controllori e le imprese. La riforma costruisce una nuova cornice normativa e definisce una serie di principi e strumenti comuni. Poi è evidente che siccome la tipologia dei controlli è molto vasta il lavoro non si esaurisce qui, e prevede una serie di tappe successive a partire dal censimento che ogni ente controllante dovrà svolgere sulle proprie attività per individuare quelle che sono ridondanti o non hanno più ragione d'essere. Ma già la definizione di questo standard minimo consente una semplificazione netta dei rapporti fra imprese e Pubblica amministrazione.

Ma non è un rischio alleggerire i controlli mentre le cronache mostrano l'intensificarsi dell'emergenza legata alla sicurezza sul lavoro?

Attenzione: la riforma non interviene sulla quantità dei controlli. Non prevede né un aumento né una diminuzione delle verifiche, ma un loro miglior utilizzo da parte delle Pa attraverso una razionalizzazione e di conseguenza un ampliamento delle potenzialità dei controlli. Oggi il sistema è talmente complesso da ridurre significativamente l'efficacia delle ispezioni. E il superamento di questo problema è esattamente al centro del monitoraggio previsto dall'articolo 2: ogni amministrazione avrà 60 giorni per fare censimento preciso di tutti i controlli che svolge. Il risultato sarà trasferito a Funzione pubblica, che avrà 150 giorni per ordinare questa massa e verificare dove ci sono ridondanze, ripetizioni, attività che non hanno più senso. La prima preoccupazione è avere una fotografia precisa per costringere ogni ente controllante a un'analisi di senso ed efficacia, e poi a coordinarsi con le altre amministrazioni sotto la regia di Funzione pubblica. Non bisogna quindi confondere le cose: l'obiettivo non è ridurre i controlli, ma razionalizzarli per evitare fastidi eccessivi all'impresa ma anche costi inutili al bilancio pubblico, perché ogni verifica inefficace è uno spreco. Non bisogna poi trascurare il fatto che sulla sicurezza del lavoro governo e maggioranza stanno intervenendo in modo tempestivo, da ultimo con l'emendamento dei relatori al decreto agricoltura che prevede l'assunzione di 403 funzionari all'Ispettorato nazionale del lavoro e in all'Inail.

Al di là dei numeri, però, un cambio di rotta così radicale nelle ambizioni non impone una nuova formazione per gli Ispettori?

Non c'è dubbio, e proprio per questo si prevede un coordinamento per definire un piano di formazione specifica del personale da erogare tramite la Scuola nazionale dell'amministrazione e il Formez. Serve un cambio culturale da parte degli operatori, e di conseguenza le attività di formazione periodica potranno essere costruite anche tramite convenzioni con università, Camere di commercio e associazioni di categoria.

Tornando agli snodi operativi, la riforma introduce la categoria delle violazioni sanabili. In che termini?

Si tratta di una sorta di errori scusabili, spesso formali, che non comportando una lesione effettiva degli interessi pubblici tutelati si potranno sanare senza sanzioni entro 20 giorni dalla notifica della diffida; questo potrà avvenire solo quando si accerta che quella violazione, oggi in genere punita con una sanzione fino a 5mila euro, interviene per la prima volta negli ultimi cinque anni, e non riguarda adempimenti a tutela della salute e della sicurezza pubblica o sui luoghi di lavoro. È una delle incarnazioni di quella logica collaborativa di cui parlavo all'inizio.

L'altra sfida parecchio ambiziosa è quella legata al fascicolo elettronico d'impresa. A che cosa servirà?

È un aspetto fondamentale perché contenendo tutti i dati relativi all'azienda, compreso l'esito delle verifiche già sostenute, permetterà di impostare attività di controllo in modo davvero proporzionale al rischio e senza repliche o ridondanze. E, finalmente, senza chiedere dati già in possesso della Pubblica amministrazione, attuando davvero il principio del "once only".

Quanto tempo servirà per attuare tutto questo?

Il calendario è necessariamente stretto, e dovrà portare tutto a regime entro il 2025. I controlli del prossimo anno, insomma, dovranno essere già guidati dai nuovi principi.