Corriere della Sera - Claudia Voltattorni

«Con il nuovo contratto più flessibilità agli statali per attrarre i giovani»

8 novembre 2024

Mercoledì Aran e sindacato hanno firmato un'ipotesi di accordo per il rinnovo del contratto 2022-2024 delle Funzioni centrali, cioè i dipendenti di ministeri, agenzie fiscali ed enti economici, circa 195 mila persone. Cgil e Uil non hanno firmato lamentando risorse insufficienti e accusando l'Aran di «forzatura» per aver voluto chiudere la trattativa troppo presto.

Ministro Zangrillo, senza Cgil e Uil la firma del contratto vede una maggioranza di appena il 54,4%, non rischia di essere un accordo a metà?

«No, io sono molto soddisfatto e a Cgil e Uil dico che non c'è stata alcuna forzatura visto che a fine maggio abbiamo avviato il negoziato e sono stati approfonditi tutti i temi. Ci sono risorse importanti con aumenti del 6%, pari ad una media mensile di 165 euro (lordi), è garantita la continuità contrattuale con il rinnovo del triennio 2022-2024, ancora in corso. Con l'incremento del 4% del 2019-2021 e quello del 5,5% previsto nella prossima legge di Bilancio per il 2025-2027, arriviamo al 16%. Credo sia un ottimo contratto e io questi soldi voglio darli ora ai lavoratori».

Nel nuovo contratto aumenta il lavoro agile e la settimana lavorativa scende a 4 giorni. Gli utenti della Pa avranno gli stessi servizi?

«Il lavoro agile è uno strumento organizzativo messo a disposizione delle amministrazioni, un'opportunità per la quale io non ritengo servano limiti predefiniti, certo non deve essere a danno dei cittadini, ma è un elemento di flessibilità importante. Così come la settimana corta di 4 giorni, che è un'opzione, in via sperimentale, e non costituisce alcun obbligo, l'orario di lavoro delle 36 ore settimanali non cambia, è una possibilità che ogni ufficio può valutare di utilizzare».

Non teme la vulgata sui «dipendenti pubblici fannulloni»?

«Io dico no a questa narrazione e sto lavorando per migliorare l'immagine della Pubblica amministrazione. Gli strumenti di flessibilità sono opportunità che non si devono tradurre in disservizi per cittadini e imprese. Ma questa flessibilità di lavoro insieme con un incremento salariale non scontato proiettano la Pa nel futuro».

Dopo anni di blocco del turn over, la Pa si rinnova?

«Veniamo da anni disgraziati con 300 mila uscite e nessuna entrata che ha comportato un aumento dell'età media dei dipendenti pubblici da 43 anni nel 2009 a 51 nel 2021. Con lo sblocco del turn over e grazie alla digitalizzazione e al portale unico inPa per i concorsi, il processo per le assunzioni si è velocizzato passando da un tempo medio di attesa di 780 giorni (nel 2020) a circa 5 mesi nel 2023. Lo scorso anno abbiamo inserito 170 mila persone, altrettanto faremo nel 2024, tant'è che nei primi 8 mesi di quest'anno sono stati banditi 13.200 concorsi per 288 mila posti con 2 milioni e 100 mila candidature e l'età media è scesa a 49 anni».

I giovani vogliono lavorare nella Pa?

«Il 45% dei candidati ha un'età tra i 18 e i 39 anni, quindi sì, la Pa è sempre più per i giovani e ne ha bisogno per l'approccio più friendly alle nuove tecnologie. Dal posto fisso bisogna passare al posto figo, offrendo percorsi di assunzione più rapidi, più flessibilità lavorativa per un corretto equilibrio tra lavoro e vita privata, più formazione».

E come convincere chi è già dentro a restare?

«Da tempo sto lavorando ad un disegno di legge che premi il merito delle nostre persone, favorendone la crescita. Oggi c'è una sorta di fai da te, ma dobbiamo affiancare all'attuale sistema concorsuale opportunità di carriera misurate sulle perfomance. I dirigenti devono occuparsi di far crescere chi merita, questa è la vera rivoluzione. Entro la fine dell'anno porterò il ddl in Consiglio dei ministri».