Corriere dell'Umbria - Sergio Casagrande

Assunzioni e meno burocrazia

9 gennaio 2023

Paolo Zangrillo, ministro per la Pubblica Amministrazione, è oggi a Perugia per dare il via a un tour nazionale con il quale intende raccogliere, direttamente dai territori, le indicazioni utili per giungere a una semplificazione dell'apparato burocratico del Paese. "Facciamo semplice l'Italia, parola ai territori" è lo slogan che ha scelto per l'occasione. Successivamente alla tappa perugina, Zangrillo raggiungerà le città di L'Aquila, Napoli e Trieste, proseguendo poi il viaggio, nel corso di quest'anno, in molte altre località di tutte le regioni. Al ministro abbiamo, quindi, posto cinque domande. 

Ministro Paolo Zangrillo, oggi comincia il suo tour nazionale di incontri con le realtà locali per trovare insieme una ricetta che permetta di semplificare il Paese. Una novità che stupisce gli italiani, abituati a considerare proprio la pubblica amministrazione come il simbolo della burocrazia. Qual è l'obiettivo che vuole realmente raggiungere? E, innanzitutto, dovendo farla semplice quest'Italia, quali sono, intanto, secondo lei, le maggiori complessità?

La pubblica amministrazione, per come la intendo io, non è fatta solo di ministeri, ma si estende agli enti locali, che sono la prima linea dello Stato. Come ho avuto modo di toccare con mano da coordinatore piemontese di Forza Italia, la vera azione amministrativa si svolge sui territori ed è proprio per questo motivo che ho voluto tra i miei consiglieri anche il sindaco di un piccolo Comune. Sono, infatti, convinto che il rinnovamento della pubblica amministrazione non si esaurisca nei dicasteri: soltanto partendo dall'irrinunciabile attenzione a chi vive ogni giorno le istituzioni a stretto contatto con cittadini e imprese è possibile attivare quell'indispensabile processo di rinnovamento della pubblica amministrazione che è tra gli obiettivi di questa legislatura. Penso in particolare alla semplificazione e alla necessità imposta dal Pnrr di aggredire 600 procedure amministrative entro il 2026. Illudersi di riuscirci restando chiusi in ufficio, a Roma, vuol dire non avere una esatta percezione della realtà. "Facciamo semplice l'Italia" è un percorso che tocccherà tutte le regioni italiane, per ascoltare dalla viva voce delle amministrazioni locali quali sono i temi su cui si sentono in difficoltà. Un segnale di vicinanza e di partecipazione attiva, perché è dal dialogo diretto con gli enti territoriali che si impara ciò che funziona e quello che invece deve essere migliorato. 

Pubblica amministrazione significa anche servizi.  E i servizi, per essere garantiti e di qualità, debbono impiegare personale. L'Umbria, dove oggi lei è per inaugurare il tour, anni fa era in testa alle classifiche nazionali per numero di dipendenti dello Stato e degli enti locali. Ma tagli e concorsi bloccati hanno mutato questa condizione. I numeri dei dipendenti pubblici, in tutte le regioni, si sono notevolmente ridotti e l'età media si è elevata. Cosa risponde a chi sostiene che non si può più rinviare la necessità di incrementare il personale?

Sono d'accordo ed è per questo che abbiamo già profuso uno sforzo straordinario nel reclutamento delle professionalità utili all'attuazione del Pnrr, con l'assunzione di circa mille esperti e di 2.800 tecnici. Un impegno che intendo intensificare, ricorrendo ad assunzioni ordinarie e straordinarie, oltre al conferimento di incarichi professionali a valere sulle risorse dello stesso Pnrr e all'ulteriore potenziamento delle attività di assistenza tecnica.
A fine novembre ho firmato un decreto per l'avvio  del reclutamento di oltre 11 mila unità di forze di polizia e di vigili del fuoco. La Legge di Bilancio, aprovata a fine anno dal Parlamento, prevede qualche migliaia di assunzioni, che si sommano al turnover ordinario già previsto di 156.400 unità: mille per la polizia penitenziaria entro il 2026, ad esempio, 800 per il ministero di Giustizia, 520 per il ministero degli Esteri, 300 per quello dell'Agricoltura. 
I numeri, però, non sono tutto.
La vera sfida che abbiamo di fronte per favorire il rinnovamento della macchina amministrativa è quella di motivare le persone che già vi lavorano, puntando sull'orgoglio di appartenenza e sul merito, e di attrarre le migliori competenze tra i giovani, recuperando l'immagine di una Pa viva e capace attraverso un orientamento già dalle scuole secondarie, un sistema di reclutamento moderno e una formazione all'avanguardia.

Spid: un paio di settimane fa erano circolate voci, che poi lei ha smentito, della possibilità di un addio. Ci sarà, comunque, qualche novità sull'identità digitale? E, visto che soprattutto tra gli anziani c'è chi ha manifestato di avere problemi nell'attivazione e nell'uso di questo Spid, ma anche di altre forme di attestazione e di verifica dell'identità digitale, quale secondo lei può essere la soluzione immediata per evitare che le innovazioni in questo campo non si fermino o rallentino?

La trasformazione digitale è una delle grandi sfide che abbiamo di fronte per favorire il rapporto tra pubbliche amministrazioni, cittadini e imprese.
Lo Spid, utilizzato da 33 milioni di italiani, è un patrimonio da salvaguardare perché consente di accedere in modo facile a una molteplicità di servizi online, senza apparecchiature tipo smartcard e nella maggior parte dei casi senza costi di attivazione. Dobbiamo fare tesoro di questa esperienza e migliorarla implementando i servizi digitali, estendendo le garanzie e le opportunità per semplificare la vita dei cittadini.

Arrivando nel Centro Italia lei entra in contatto con realtà che ancora oggi sono alle prese con la ricostruzione di eventi naturali come i terremoti. E spesso ci sono state lamentele sugli obblighi burocratici da superare per avviare lavori anche semplici non solo da parte dei cittadini, ma anche dagli stessi rappresentati della pubblica amministrazione. Quest'ultimi sostengono di essere chiamati ad assumere - non solo in caso di calamità e ricostruzioni - responsabilità troppo alte e poco chiare, soprattutto per i rischi che corrono nelle interpretazioni del reato di abuso d'ufficio. Quali risposte dà?

Qualche passo in avanti in questa direzione è già stata fatto, anche se mi rendo conto che si debba fare ancora di più. Il personale tecnico degli enti del cratere deve disporre degli strumenti necessari ad assolvere le complesse procedure relative alla ricostruzione in tempi ragionevoli. Al personale assunto a tempo determinato per assolvere a queste incombenze la Legge di Bilancio assicura, proprio per questo motivo, una prospettiva certa nella amministrazione di riferimento. Si tratta di un primo passo per aiutare i territori ad uscire da certi ritardi storici. Sono intervenuto anche sui segretari comunali, figura centrale nelle amministrazioni territoriali. Solo il 10% dei Comuni con meno di 5 mila abitanti, però, ne ha uno. Per questo mi sono battuto per lo stanziamento in Manovra di risorse che consentono ai Comuni di dotarsi di questa importante figura professionale. Quanto all'abuso d'ufficio, occorre lavorare per far crescere la consapevolezza delle responsabilità che funzionari e dirigenti devono assolvere, riformando però anche la normativa, per evitare la cosiddetta burocrazia difensiva. E poi bisogna misurare in modo corretto le performance delle persone della Pa, instillando la cultura del risultato e del merito.

Nuovo Codice degli Appalti, quali novità in arrivo per il ruolo e i compiti che devono avere i dipendenti delle pubbliche amministrazioni?

Questa riforma è un tassello fondamentale nell'ambito dell'attuazione del Pnrr, nell'ottica di semplificare e velocizzare la spesa delle ingenti risorse destinate al nostro Paese, perché rende più fluide, efficienti ed efficaci le procedure di affidamento e di gestione delle commesse di lavori, servizi e forniture. Tra i suoi principi c'è quello del risultato, che guida l'azione amministrativa. La riforma, che nei prossimi mesi completerà il suo iter in Parlamento, prevede che il risultato costituisca un criterio prioritario. Si tratta di un passo avanti importante, come lo è del resto l'altro principio cardine della riforma, quello della fiducia, perché consente di superare i timori della firma, uno dei freni maggiori all'attività delle pubbliche amministrazioni.