Il Sole 24 Ore - Gianni Trovati

«Premi ai dirigenti che valorizzano il personale Pa»

27 maggio 2023

Il ministro per la Pa Paolo Zangrillo arriva al Teatro sociale di Trento poche ore dopo l'intesa sul nuovo contratto dei 6.200 dirigenti di ministeri, agenzie fiscali ed enti pubblici non economici come Inps e Inail. «Prima dell'inizio della trattativa ho chiesto all'Aran, l'agenzia che negozia i contratti, la possibilità di premiare in modo significativo il merito dei dirigenti». Ma questo «merito», ci tiene a sottolineare il ministro che arriva alla Pa dopo una ricca carriera da dirigente d'azienda e responsabile delle risorse umane, «non può essere la competenza tecnica e amministrativa, perché quella è scontata ed è pagata dallo stipendio ordinario. Il punto è occuparsi della crescita del capitale umano per far progredire l'organizzazione, su questo misurerò i dirigenti». La cronaca stretta offre insomma al titolare di Palazzo Vidoni l'occasione per rimarcare il cuore della strategia che punta a introdurre nel mondo pubblico: «Quando sono diventato ministro molti amici mi hanno detto che sarebbe stato impossibile ma io resto fiducioso». In quest'ottica il ministro tiene a respingere la «narrazione» che vede la Pa poco attrattiva sul piano delle retribuzioni. Ma riconosce che «non è solo questione di stipendio e stabilità dell'occupazione, perché se il classico posto fisso fosse così accattivante in sé non ci sarebbero le rinunce dei vincitori di concorso. Un peso importante ce l'hanno le progressioni di carriera». In quest'ottica sono stati costruiti i nuovi contratti del personale pubblico, che ha istituito l'area dell'«elevata qualificazione» per raccogliere i nuovi "quadri", e appunto quello dei dirigenti. Anche perché l'attrattività è fondamentale per far viaggiare una macchina delle assunzioni che dopo i 157mila ingressi dell'anno scorso punta quest'anno a quota 170mila, livello che dovrebbe essere replicato anche negli anni prossimi. In larga parte si tratta di turn over, ma anche Zangrillo riconosce che il ritmo dovrebbe accelerare perché «in Italia il pubblico impiego abbraccia il 5,7% degli occupati mentre negli altri grandi Paesi Ue, dalla Germania alla Francia, è sopra il 7%»: un altro dato utile a smontare l'immagine di «una Pa goffa, ridondante e refrattaria all'innovazione». Nell'ottica delle riforme avviate con il Pnrr la carriera è anche sinonimo di formazione continua, un filone quasi abbandonato dalla Pubblica amministrazione negli anni dei tagli. Anche in questo caso i cantieri avviati nella scorsa legislatura dall'allora ministro per la Pa Renato Brunetta arrivano a maturazione, dalla piattaforma Syllabus con il censimento delle competenze al rilancio della formazione. «Il primo passo sarà garantire almeno tre giorni all'anno a ogni dipendente»: sembra un obiettivo minimo, ma si tratta di triplicare l'offerta attuale.