Il Sole 24 Ore - Gianni Trovati

Al via concorsi veloci per 35mila posti

24 agosto 2021

Dal reclutamento nel pubblico impiego arrivano i primi risultati della vasta operazione di semplificazione della Pubblica amministrazione, uno dei pilastri fondamentali per l'attuazione nei tempi del Pnrr : secondo una ricognizione di Funzione pubblica per il Sole 24 Ore, sono 34.423 i posti già banditi con concorsi pubblici varati da ministeri ed entì locali nel quadro del modello che taglia i tempi delle procedure; oltre 600mila i candidati interessati. Tra i posti ci sono quelli a termine per la Giustizia (8.171 posti) ma molte assunzioni a tempo indeterminato extra Pnrr.
Tutta la complessa architettura degli investimenti che animano le 16 componenti divise in 6 missioni del Pnrr poggia su un presupposto: che la Pubblica amministrazione riesca a completare, nei tempi cadenzati dal programma, gli interventi di cui è titolare, e ad aiutare i privati nei settori in cui i protagonisti sono loro.
Provare a realizzare questa premessa è stato uno dei primi impegni del governo Draghi, sotto la regia del ministro per la Pa Renato Brunetta: il risultato, non scontato, si comincerà a vedere nei prossimi mesi. Ma già ora cominciano a prendere forma i numeri, grandi, dell'operazione: a partire da quelli dei concorsi pubblici sbloccati e accelerati dalla riforma inserita nel decreto legge di aprile (articolo 10 del DI 44/2021) e completata dal decreto sul reclutamento nella Pa che insieme al Dl su governance e semplificazioni ha costruito la struttura delle regole per il Recovery.
Il monitoraggio condotto dal ministero per la Pa per il Sole 24 Ore mostra che sono 40 i concorsi investiti dalle nuove regole, che ne hanno modificato l'impianto o ne hanno direttamente guidato la nascita nel caso delle prove più recenti: in gioco ci sono 30.777 posti, e i candidati (solo nelle selezioni che hanno già chiuso i termini per la presentazione delle domande) sono 600mila. All'elenco si aggiungono alcune selezioni condotte in autonomia da singole amministrazioni come l'agenzia delle Entrate, che ha bandito un concorso per 2.420 funzionari, e le Dogane, dove i posti in gioco sono per ora 1.226. Il conto, quindi, sale a quota 34.423. Nel panorama delle Pubbliche amministrazioni che hanno deciso di salire sul treno del reciutamento veloce c'è di tutto: i ministeri, dalla Giustizia allo Sviluppo economico o il Lavoro, ma anche regioni come la Puglia o la Campania, e città come Torino e Milano. In un orizzonte che va oltre i confini del Recovery.
Perché i due piani, quello congiunturale del Recovery e quello strutturale della Pa, si intrecciano ma non vanno confusi.
La premessa dell'operazione, che ha occupato da subito le prime pagine nell'agenda di Brunetta, risiede nel fatto che per un'amministrazione impoverita da anni di assunzioni con il freno a mano tirato (e di uscite accelerate da quota 100) e impantanata in procedure concorsuali in grado di durare anche 3-4 anni sarebbe stato impossibile anche solo ipotizzare di rispettare i tempi imposti dal Pnrr. Perché se in molti uffici bisogna ricostruire le competenze tecniche e professionali, e un concorso impiega anni ad arrancare fino al traguardo, gran parte del periodo coperto dal Recovery se ne va in questo riscaldamento a bordo campo. Di qui il doppio intervento realizzato fra aprile e giugno: con il primo si sono riscritte le regole dei concorsi, concentrandoli su una prova scritta e un eventuale orale da chiudere in un centinaio di giorni invece che in anni, e con il secondo si è provato a porre le basi per la creazione di un funzionariato tecnico ad alta specializzazione, oltre a fissare i primi contingenti specifici di personale da dedicare all'attuazione del Recovery. In quest'ottica, quindi, proprio nella Pa il Recovery dovrebbe lasciare una delle sue prime eredità strutturali, con i meccanismi pensati per l'attuazione del piano ma applicati all'intero panorama dell'amministrazione pubblica.
ll censimento dei concorsi fotografa questo intreccio. Contempla alcuni bandi-Pnrr come la prima tranche delle assunzioni a termine alla Giustizia per l'ufficio del processo (8.171) o i 500 chiamati al Mef per la rendicontazione, ma abbraccia anche molte assunzioni a tempo indeterminato come i 1.541 funzionari e ispettori del lavoro, i 1.052 posti per dipendenti di Area II al ministero della Cultura o i 2.736 funzionari amministrativi da distribuire in varie Pa. Nell'elenco ci sono poi, si diceva, enti territoriali come la Regione Puglia (721 tra istruttori direttivi, amministrativi e dipendenti di categoria B3), la città di Torino (100 funzionari da avviare con contratti di formazione e lavoro, altra modalità rilanciata dalle nuove regole) o la Città metropolitana di Reggio Calabria (157 dipendenti in vari livelli). In arrivo ci sono poi altri 1.020 posti in un panorama variegato che va dal Mef alla Cultura, dalla Protezione civile all'Agid fino all'Accademia della Crusca.
Tutto questo movimento, destinato ad allargarsi nei prossimi mesi, punta a un duplice obiettivo. Il primo, tutto sommato facile vista anche la condizione di partenza, è l'accelerazione nelle procedure per le assunzioni pubbliche, oliate anche da una serie di semplificazioni per gli enti locali. Il secondo è più complesso, perché nei piani del governo oltre a chiudersi in fretta questi concorsi dovrebbero portare negli uffici pubblici professionalità già formate o giovani di talento da far crescere. E qui l'affare si complica, come mostrano gli esiti del primo concorso Sud che ha cercato 2.800 funzionari per gestire i fondi di coesione nelle amministrazioni meridionali ed è riuscito a trovarli solo nell'area giuridico-amministrativa, restando quasi a secco di idonei nei settori più tecnici della progettazione o dell'analisi informatica. Per coprire i buchi è in cantiere una seconda edizione, modificata dal correttivo al DI reclutamento che apre le porte anche ai giovani con titolo di studio in linea con i profili richiesti ma senza esperienza professionale. La questione però è più complessa, e si lega alla creazione dell'area delle alte professionalità nei concorsi pubblici: i rinnovi contrattuali in corso sono chiamati a fissarne le regole, ma dovrà essere la legge di bilancio a trovare le risorse per darle anche l'anima economica oltre allo scheletro giuridico. Perché l'attrattività del posto pubblico in competizione con il mondo del lavoro privato è anche una questione di stipendi: come ha riconosciuto lo stesso Brunetta.

 

190mila
ORGANICI DA RICOSTRUIRE

«Accesso» è la prima parola chiave nell'alfabeto della «nuova Pa» con cui il ministro Brunetta ha illustrato il proprio programma di riforma
DOPO IL CROLLO
Solo fra 2019 e 2020, secondo i dati di Funzione pubblica, la Pa ha perso 190mila dipendenti. L'età media dei dipendenti è di 50,7 ann